martedì 30 settembre 2008

DADA MESSE BERLIN - JOHANNES BAADER E IL DADAISMO A BERLINO








Scritto per: "L'Urlo" - il periodico di ULD


Dada-Messe-Berlin


Sono passati oltre novant'anni da quando il seme del dadaismo ha cominciato a disperdersi per il mondo. Corrosivo, provocatore, delirante, noto ai più per il gabinetto capovolto esposto con titolo “fontana” da Marcel Duchamp, è ormai un momento consolidato della storia dell'arte, in particolare per la sua influenza sul dopoguerra che non si limita a pervadere capillarmente l'arte contemporanea ma porta i suoi echi nell'idea stessa di “postmoderno”.

Celebre è l'arte anti-arte, leggendarie sono le folli serate-cabaret del gruppo di Zurigo, giustamente incensate sono le riflessioni visive su uomo e macchina di Duchamp e Picabia. Un po' meno si parla invece del dadaismo tedesco.

Questo gruppo si distingueva per l'impegno politico, generalmente rifiutato nel resto del mondo dada: mentre Picabia scriveva “DADA, non sente nulla, non è nulla, nulla, nulla. E' come le vostre speranze: nulla. E' come i vostri idoli: nulla. E' come i vostri paradisi: nulla. E' come i vostri uomini politici: nulla. E' come i vostri eroi: nulla. E' come i vostri artisti: nulla. E' come le vostre religioni: nulla”, i suoi “colleghi” tedeschi partecipavano delle evoluzioni dello Spartachismo.

Storico è il loro primo raduno, la “Dada messe Berlin” del 1920 - in concomitanza con i primi successi politici di Hitler - messo sotto accusa dalla Reichswehr ("difesa del Reich", sostanzialmente l'esercito) per vilipendio e pornografia. “Al soffitto della sala era sospeso un soldato impagliato grigioverde, con le spalline da ufficiale, una maschera da maiale e il berretto militare” riportano gli atti del processo.

Tra gli imputati vi era Johannes Baader, personaggio ad oggi caduto sostanzialmente nel dimenticatoio (in larga parte per il carattere intrinsecamente effimero della sua arte), a cui vorrei provare a rendere un minimo di giustizia.

In anni in cui la dottrina Nietzschiana del Superuomo - nota ai più nella versione brutale “for dummies” creata da D'Annunzio - godeva di una enorme fortuna, in particolar modo nella destra estrema le cui sorti nella Germania di quegli anni sono tristemente note, Baader decise che quella sarebbe stata la vittima del suo dissacrante dadaismo.

Come opera d'arte decise di usare principalmente se stesso: iniziò a diffondere per Berlino annunci deliranti in cui si proclamava “Der Oberdada” (il super-dada), signore indiscusso dell'universo, del futuro, manovratore del mondo, onnipotente. Ancora oggi davanti ad i suoi scritti assurdi non si riesce a non ridere; ben altro effetto dovevano avere in anni in cui il superomismo tra le persone savie evocava sacri timori.

Baader l'Oberdada” era protagonista (e spesso organizzatore) di tutti gli eventi dada, dalle Dada-messe alle surreali serate in maschera ispirate al cabaret zurighese di Tzara.

Poche cose rendono l'idea del personaggio come la coraggiosa parodia del processo pubblicata nell'ottobre del '21, in cui l'Oberdada viene messo sotto accusa dalla “Corte universale” per “essersi arrogato la presidenza dell'universo”. La difesa di Baader è inattaccabile: “Ho fatto politica da sempre, io e l'universo,poiché siamo affini. Non soltanto sono presidente dell'universo dai tempo della rivoluzione. Sono presidente da sempre e ho predetto la storia del mondo dal parto del sole fino alla costituzione e al risveglio del Club dada [...]La geometria della radice è un triangolo isoscele di cui ho deciso la congruenza. Congruenza è la coincidenza dei due lati sulla stessa base orizzontale, come l'angolo acuto o ottuso nel quale i lati si congiungono e quindi si incontrano”, seguono importanti cenni biografici ricchi di aneddoti tra cui “lo stesso giorno telegrafo a Guglielmo II – Vieni subito! Cartolina postale insufficiente! Il presidente dell'universo” e “Il papa non può modificare la pace di Brest-Litokvks e il 26 settembre 1918, conformemente alla profezia della via lattea, la Bulgaria cede le armi e il maresciallo Foch dirige l'offensiva verso il fronte occidentale. Vengo nominato Oberdada e mi si promette il premio Nobel se Wilson ritira i 14 punti” per chiudere con “Signori giudici! Se voi ora non comprendete ancora che il parallelismo diretto degli avvenimenti diretto dalla radice dell'universo conduce, attraverso al congruenza della direttrice astronomica, dal triangolo della via lattea alla dissonanza dell'aggregazione della Corte universale e alla presidenza dell'universo dell'Oberdada, non c'è modo di aiutarvi e la storia universale vi calpesterà il ventre [...] ed ora io stesso mi assumo l'incarico di assolvermi e mi congedo nella mia qualità di PRESIDENTE DELL'UNIVERSO”.

Non meno assurdo degli altri gruppi Dada dunque, quello di Berlino aveva anche bersagli precisi, aveva un progetto politico, degli obiettivi. Forse non ha toccato i picchi creativi di Zurigo, certo non ha rivoluzionato la storia dell'arte quanto gli americani. Ma non operava nei lontani USA, o in Svizzera, ex “isola felice in mezzo all'Europa che brucia”; il gruppo operava nella Germania stremata e sanguinante del dopoguerra, ed era certamente capace di infiammare quell'ambiente. Forse non aveva modo di essere “il più avanzato”, ma d'altronde, viene il dubbio, la vena nichilista e distruttrice che traspare dalle parole di Picabia è un lusso per pochi. E' un lusso per chi, forse, qualcosa da distruggere ce l'ha ancora.


P.F.

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