mercoledì, luglio 09, 2008
Scritto per: "L'Urlo" - il periodico du ULD LA DESTRA, LA CHIESA Il tema della laicità dello stato è sicuramente uno dei più scottanti di questi tempi. Sto parlando di un principio universalmente riconosciuto, ma evidentemente non adeguatamente sviscerato dal momento che, intoccabile come significante, risulta sempre più ambiguo sotto il profilo del significato. Si passa da chi, sulla scia della tradizione liberale, ritiene che quest'idea di laicità abbia dei contenuti precisi (penso ad esempio ai Radicali, recentemente ribattezzati "laicisti"), a chi ritiene che significhi semplicemente che le cariche ecclesiastiche non debbano essere cariche politiche, e, salvo questo riferimento, uno stato è laico sostanzialmente a prescindere dalle leggi che il governo emana. Interessantissimo è stato sotto questo profilo il convegno "Religione e Democrazia" dell'associazione Italianieuropei, il cui presidente – a noi tutti noto per ben altri motivi – Massimo D'Alema ha (inaspettatamente...) espresso un'opinione molto chiara: secondo l'ex leader dei DS, un patto di potere tra la destra e la religione cattolica sarebbe un'alleanza che mette a rischio i fondamenti dello stato laico e minaccia la Chiesa stessa. Perché la tentazione del potere è demoniaca e sempre, nella storia della Chiesa, è stata all'origine di misfatti, di cui Giovanni Paolo II ha dovuto chiedere perdono. Al di la di questi passaggi particolarmente "forti" che ne sono stati estrapolati, il carattere pacifico, assolutamente non anticlericale e più che sensato del suo intervento (e delle successive spiegazioni), ha contenuto notevolmente le polemiche. Nessuna spaccatura nel PD e nessuna roboante dichiarazione opportunista da destra, dalle cronache non risultano nemmeno irritazioni ai vertici della Chiesa... si può dire che il teatrino politico è stato evitato ed ha lasciato il posto ad un paio di editoriali. Merito evidente di D'Alema è stato l'aver esplicitato ciò che è ovvio: esiste un rapporto particolare tra destra e Chiesa. Questo non significa che la Chiesa sia di destra, o che la destra sia cristiana. In realtà definire questo rapporto è tutt'altro che semplice, e non è del tutto possibile. La Chiesa non prende accordi politici, e non dà indicazioni esplicite di voto. Certo perché questo rientra nella concezione di rispetto della laicità dello stato vigente nell'Istituzione, ma anche, e forse soprattutto, perché questa non è un monolite e si esprime con diverse voci. Voci che ruotano intorno ad un'unica sostanza e ad un nucleo fondamentale, ma che si alternano, cambiano, vivono contingenze specifiche e diversificate, hanno diverse priorità sotto gli occhi. D'altronde la Chiesa ha un vertice, (che, anche se non è dato saperlo, potrebbe avere idee politiche molto precise) ma non coincide con esso: è "ekklēsia", l'assemblea dei convocati, i chiamati. Ovviamente questi chiamati possono avere sensibilità e percezioni diverse, tutte Cristiane, tutte (laddove sono oneste e sono tali) parimenti dignitose e rappresentative dell'Istituzione, tant'è che - ormai è assodato - non esiste partito che non veda cattolici tra le sue fila, e non mi sembra che la cosa susciti scandalo. Dove nasce dunque il rapporto particolare tra destra e Chiesa? Nella tradizione forse? D'altronde ha prevalso a lungo una sinistra estremamente anticlericale... fa bene comunque D'Alema a ricordare che una cosa è la coincidenza contingente di opinioni, un'altra è il "patto di potere", che rischia di tramutarsi in complicità nei confronti di terribili misfatti. Ma questa suppongo non sia una novità per nessuno, men che meno per la Chiesa stessa che dichiara infatti di voler agire "sulla" politica, e non "nella" politica. Personalmente però rifiuto di credere che la tradizione possa più di tanto. Quantomeno dev'essere supportata da qualcosa di presente, e questo qualcosa verrebbe da pensare che altro non possa essere se non una maggiore sintonia tra Chiesa e idee dei partiti di destra. Nulla di più semplice.... ma è vero? Da cristiano di sinistra non lo penso affatto.. eppure l'associazione mentale destra-Chiesa viene quasi istintiva anche a chi non ci crede. Un po' come l'associazione barba-Gillette.. L'autodefinirsi "difensori dei valori cristiani" si dimostra dunque un procedimento molto efficace. Fatto questo, ai partiti della destra italiana basta poi andare dietro al Papa su questioni poco lucrose ma vistose come i PACS, senza poi seguirlo (tralasciando in questa sede le più-che-dubbie vite private di certi soggetti...) su terreni più spinosi per chi maneggia soldi e potere come una politica economica realmente pensata per sostenere le classi deboli, il rifiuto della guerra, la prevenzione degli odi sociali e razziali (o quantomeno la non-incitazione, evitare di cavalcarli come fossero venti neutri) ecc.. tanto, proprio in virtù della dimensione finanziaria di queste problematiche è abbastanza facile deresponsabilizzarsi e far finta – contro ogni evidenza - che si tratti di "cause di forza maggiore". Non importa se poi "qualcuno" dà l'impressione di rifiutare i PACS più per disprezzo e omofobia che per attenzione alla famiglia, o se la "fede" talvolta sia trasfigurata da "alcuni" in strumento di anti-cristiana offesa razzista.. l'importante è che la comunicazione funzioni, che il partito sia associato al Cristianesimo. Esattamente l'esatto opposto di quanto tendono a fare la maggior parte dei leader di sinistra, che di temi cristiani ne sollevano molti, ma a nome del partito, e non millantano "ispirazioni divine" quando fa comodo. Magistrale sotto questo profilo è la Lega, che alla Chiesa ha addirittura preteso più volte di dar lezioni. E non lezioni di politica... Pochi giorni dopo che Salvini ha verbalmente aggredito Tettamanzi perché ha voluto allentare la morsa d'odio sui Rom, il "difensore dei valori cristiani" Calderoli anziché richiamarlo all'ordine in un'intervista si è mostrato arrabbiato perché "Cosa vuole... assistiamo alla fine del cattocomunismo... Sono gli ultimi lasciti del '68. [...]. Tra i parroci ora è finita, ma nelle gerarchie superiori ancora ce n'è traccia", "a Milano ne abbiamo avuto per anni il maggior campione (il cardinal Martini?). È incredibile che uomini di chiesa si facciano portatori di relativismo. Mentre questo Papa è tornato a parlare dei valori veri della chiesa, con forza e vigore". Cosa può aver suscitato tanta indignazione nel Ministro alla Delegificazione? Semplice: la Diocesi di Padova ha "osato"- in vista del referendum sulla costruzione della moschea – far notare molto cristianamente che la moschea (poste le necessarie precauzioni) è un'occasione per i padovani di "imparare a vivere insieme, pur nella diversità. Essa può favorire il clima di concordia. Per superare paura e allarmismo." Tralasciando il ribrezzo che mi fa sentire un uomo come Calderoli far la predica ad un Uomo come Martini, non posso che arrivare alla conclusione che in realtà, oggi come oggi, il "rapporto speciale" tra destra e Chiesa, tra la destra ed i chiamati, altro non è che una questione di marketing, di comunicazione efficace favorita da un certo tipo di tradizione e da un'ipocrisia eccezionale. P.F. |
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