domenica 4 gennaio 2009

ALL'APICE DELL'IMPERO

Scritto per: "L'Urlo" - il periodico di ULD


ALL'APICE DELL'IMPERO


Berlusconi non ha mai perso. Berlusconi non ha mai sbagliato. Giunto in politica da outsider con un impero mediatico paragonabile al “cittadino Kane” di Quarto Potere, è approdato a ben altri esiti rispetto al protagonista della pellicola di Wells. Si è trattato di un tipico caso in cui la realtà supera l'arte, e pone la necessità di definire nuove categorie di pensiero. Certo, nella parabola di Berlusconi si possono percepire anche echi Orwelliani, ma sarebbe certo ingiusto attribuire al nostro signore tali malefatte.

Dopo le ultime elezioni, ad ogni modo, bisogna prendere atto del fatto che Berlusconi ha vinto. Non le elezioni, molto di più: ha vinto l'Italia, e forse l'ha vinta da un pezzo, ma i sognatori l'hanno capito solo ora.

Quello che inquieta non è un risultato che, dopo due anni di sinistra surrealmente litigiosa e autolesionista, tutto sommato poteva anche essere comprensibile (benché, polemiche a parte e dati alla mano, abbia governato chiaramente al di sopra della media italiana recente). Quello che inquieta è tutto il contorno, è quello che sta succedendo ora.

Il consenso intorno a Berlusconi ed ai suoi è ai massimi storici; i sondaggi lo danno sulla cresta dell'onda ed anche nei momenti più bui non accenna a scendere sotto il 50%. La cosa peggiore è che tutto questo sta accadendo in forza di misure puramente demagogiche e populiste, che nessun effetto benefico avranno nei confronti del paese. Penso ad esempio alla questione “sicurezza” e lo faccio attraverso le parole delle forze dell'ordine stesse, ovvero di un documento sconosciuto ai più, datato 25 novembre: “Le sottoscritte O.S., rappresentative dell’80% dei poliziotti italiani, hanno organizzato per le ore 10 di domani una manifestazione davanti al Senato della Repubblica [...] Il Governo, fin dal suo insediamento, ha dichiarato di voler mantenere le promesse elettorali, confermando che, tra le priorità della sua azione, ci sarebbe stata la sicurezza. I fatti hanno finora dimostrato esattamente il contrario. All’approvazione della manovra finanziaria triennale, che ha prodotto un taglio per sicurezza di circa 3,5 miliardi di euro, è seguita la dichiarata volontà di prevedere successivi investimenti, che sarebbero stati inseriti nella Legge Finanziaria.

Invece nel relativo disegno di legge governativo in discussione si trova la conferma che sulla sicurezza si continua a perseguire la politica degli annunci sugli organi di stampa, anticipando propositi d’intervento a cui non seguono adeguati stanziamenti economici.”

Potrei parlare poi dell'italianità di Alitalia: a parte il fatto che l'importanza della cosa è quantomeno “soggettiva” - nel senso che serve se avviene a determinate condizioni, mentre qui per mantenerla pagheremo perdite miliardarie (3 mld di euro) e vedremo più che triplicare i licenziamenti rispetto all'ipotesi di cessione ad Air France - quello che è assurdo è che in realtà non esiste nessuna italianità. Esiste solo un divieto di cinque anni di vendere azioni per quei personaggi (Benetton, Ligresti, Colaninno, Marcegaglia, Tronchetti Provera...) che hanno accettato di farsi “rifilare” gli asset attivi dell'azienda in cambio di concessioni e regali preoccupanti (penso ad esempio al rinnovo a Benetton delle concessioni autostradali senza obbligo di reinvestimento). Passati questi cinque anni non esistono vincoli, solo la parola di questi “gentiluomini”. E già ora si cercano partner...

Potrei parlare della crisi finanziaria, a fronte della quale l'onorato Presidente non se l'è sentita di scherzare con il fuoco ed ha applicato le strategie suggerite dai maggiori analisti e condivise dall'Europa. Ma non ha resistito, oltre che al (comprensibile) impulso di farsi passare per il salvatore, nemmeno a quello altrettanto irresistibile di influenzare i mercati ormai psicotici con dichiarazioni a vantaggio della sua azienda, di promuovere piani da 80 miliardi che in realtà sono una decina - all'interno dei quali fanno la parte del leone “investimenti in infrastrutture” della caratura del ponte sullo stretto di Messina, un’elargizione alla mafia su cui ormai è inutile spendere parole – finanziando il tutto non con i soldi usciti dal cappello magico (perché così sembra a guardar i telegiornali) ma con tagli mostruosi allo stato sociale, alla sicurezza, alla cultura, all'università e alle scuole, con la privatizzazione dell'acqua – questa in futuro rischiamo di pagarla veramente cara, non solo in termini economici - e altre amenità che finiranno con il costare al cittadino ben più dei 40 euro della Social Card...

A corredo di tutto ciò, a peggiorare il quadro già sinistro, vi è la totale mobilità di manovra del nostro signore. Non esistono più i partiti, esiste solo il partito-azienda, obbediente e devoto, con qualche mercenario. L'opposizione è comprabile, come testimoniano i casi Villari e Latorre, che tra l'altro rappresentano solo il capitolo più recente di una sinistra che, per motivi in certi frangenti veramente inspiegabili, non è mai andata ad intaccare (come sarebbe stato legittimo e ovvio) il cuore dell'impero: il conflitto di interessi, ovvero il controllo delle menti di percentuali a due cifre degli italiani.

Ormai è certo che Berlusconi sarà ricordato nei libri di storia. Se la salute non lo abbandona, rischia di arrivare ad esercitare la sua egemonia sul paese per un trentennio.

Guardacaso si tratta proprio di un trentennio in cui l'Italia, da pochi anni approdata (in modi mafiosi rocamboleschi, c'è da dire) nel G8, ha progressivamente perso il terreno guadagnato andandosi a posizionare su posizioni sempre meno autorevoli e competitive sulla scena europea. Ma al di là di queste considerazioni beceramente realistiche, possiamo almeno vantare un'eccezionale originalità: l'impero di Berlusconi non è quello quasi “vecchio stile” di Putin, e si serve del manganello in rarissime occasioni; non è nemmeno quello lobbistico statunitense, basato su un leggero pluralismo di interessi. Certo non è una sana democrazia di stampo europeo.

E' un miracolo totalmente mediatico, è un legame diretto tra premier e popolo -la pancia del popolo - esattamente come nella più antica concezione di “tirannide”. E' un miracolo che sarebbe stato impossibile senza anche uno solo dei suoi ingredienti: semi-monopolio sui media, carisma innato, doti di leader d’altri tempi, una capacità di lavoro al di sopra della media, intelligenza sopraffina, conoscenza perfetta di tutti i segreti della comunicazione, una rete di contatti ed interessi nei maggiori centri di potere, ed anche un'opposizione inadeguata.

Insomma, se tutto ciò fosse finito nelle mani di un uomo di una certa caratura morale forse saremmo uno dei paesi più avanzati del mondo. Questo parlando estremamente “in astratto”, perché non si può dimenticare che l'impero mediatico è nato da affari ed intrallazzi con Craxi negli anni 80, dai contatti della P2, si è protratto nonostante i conti fossero in rosso e i bilanci truccati, nonostante le norme europee lo considerino illegale e noi tutti stiamo per pagare una multa per questo.. insomma, è corrotto sin dalla sua concezione, è marcio per definizione.

Per i sognatori, insomma, è rimasto ben poco: l'Onda degli studenti, che è riuscita a mobilitarsi nonostante il sonno dell'opposizione e dei media, ma che ad essere ottimisti riuscirà ad avere buoni risultati solo in fatto di Università; Europa 7, che non andrà a sostituirsi a Rete 4 (come prevedrebbe la legge) ma a Rai 1, e che forse potrà costituire un piccolo angolo di informazione vera per le masse. Forse.

Alla faccia dei “sogni”, si può sperare in Murdoch, uomo in parte della stessa pasta di Berlusconi, che sta combattendo per interessi illegittimi, ma che forse può quantomeno intaccarne l’impero, anche se non escludo il rischio che i due prendano accordi capaci di calpestare definitivamente l'informazione in Italia.


P.F.

“AUTUNNO CALDO” - TIRIAMO QUALCHE SOMMA








Scritto per: "L'Urlo" - il periodico di ULD


“AUTUNNO CALDO” - TIRIAMO QUALCHE SOMMA


PER UN'UNIVERSITÀ DI TUTTI: LO SBARCO DEI MILLE

Nel giro di 7 giorni, oltre 1000 studenti della Cattolica e 40 tra docenti e ricercatori hanno sottoscritto il documento che abbia-mo predisposto in cui si esprime preoccupazione per i tagli all'università previsti dalle leggi 133 e 126, e per il rischio rap-presentato dalla possibilità di privatizzazione delle università pubbliche. Il documento chiede la revisione di questi interventi legislativi, non dimenticandosi di sottolineare che il dl 180, sbandierato dal governo come la “soluzione di tutti i mali”, non rappresenta una svolta ma attenua semplicemente l'impatto di interventi gravi e dannosi.
Non è certo il primo documento di questo genere, ma per la Cattolica è particolarmente importante: abbiamo scongiurato il pericolo di far strumentalizzare il nostro Ateneo, di farlo passa-re per un cagnolino obbediente, di supportare l'ipocrisia di chi identifica le proteste come un problema dei “pochi” direttamen-te toccati dagli interventi legislativi. Inutile ripetere che al con-trario i tagli all'università e alla ricerca sono un problema di tutti, sono un problema italiano.
Tra l'altro, non tutti sanno che i tagli al Fondo di Finanziamento Ordinario andranno a colpire anche la Cattolica (in parte finan-ziata dallo Stato), i cui bilanci non paiono comprendere "tesoretti" di sorta. L'ultimo aumento delle tasse universitarie era stato motivato proprio con la riduzione del FFO contenuta nella finanziaria 2007: facciamo toto scommesse sulle nostre rette dell'anno prossimo?


DENTRO IL MINISTRO, FUORI IL NOBEL

Giovedì scorso mi ha fermato una ragazza molto arrabbiata. Mercoledì ha provato ad entrare all'inaugurazione dell'anno accademico per sentire Tremonti. Era curiosa, ma ha trovato la sorpresa: vietato entrare. Così è deciso, dall'alto. Ci sono i rap-presentanti eletti degli studenti, qualcuno sorteggiato (dai colle-gi soprattutto) e stop. I posti sono riservati a nomi altisonanti, è una cosa da “VIP”. La ragazza fa una sintesi molto esplicita di tutto ciò: “Ah! Chi gli paga lo stipendio non è invitato!”. Inte-ressante.
Ad ogni modo, di Tremonti certo non ho sentito la mancanza.
Mentre l'uomo che ha deciso di mandare allo sfascio l'universi-tà italiana parlava di videogiochi davanti ai “VIP”, fuori dalla Cattolica davanti a 150 studenti e 987 poliziotti Dario Fo, ac-compagnato da Franca Rame, ci parlava del significato della figura di Sant'Ambrogio.
Ebbene sì. Non tutti lo sanno (per esempio chi ha visto il Tg1 di quel giorno...), ma fuori dalla Cattolica c'è stata una controinau-gurazione dell'anno accademico che ha visto susseguirsi comizi di studenti sull'università, l'intervento di Dario Fo, una “lezione in piazza” su De Andrè fatta da studenti- con tanto di accompa-gnamento musicale-, calorose critiche a Tremonti al momento della sua uscita, ed anche un piccolo corteo insieme a ragazzi di altre università.
Non abbiamo ancora capito se si è trattato di un successo o me-no. Di certo eravamo in pochi, ma è venuto tutto estremamente bene e, soprattutto, c'erano i contenuti. C'era l'idea di aprirsi anziché chiudersi con i “VIP”, c'era la voglia di fare qualcosa per gli altri, c'era una riflessione viva sul significato dell'essere studenti, cittadini, ed anche cristiani. C'era il coraggio di porta-re avanti le proprie idee. Insomma... siamo riusciti ad esprimere il meglio di quest'università.
La prossima volta dovremo cercare di organizzarci prima e me-glio, soprattutto con l'informazione, ma se c'è qualcuno che deve porsi il problema dei numeri è Tremonti, con i suoi tagli. Non certo noi.


BENE L'AUTUNNO, MA L'INVERNO?

E' ormai quasi un mese e mezzo che una valanga di studenti è mobilitata in Italia, a Milano e nel nostro piccolo anche in Cat-tolica. Mentre Ateneo Studenti spiegava che il dovere dello studente è studiare e non rompere, che il cittadino deve tenere il capo chinato (o la schiena chinata, a seconda di come la si vo-glia vedere), quasi fossimo sudditi, le piazze venivano regolar-mente inondate di “facinorosi”.
I risultati si sono visti piano piano: si è passati da “bisogna ta-gliare” a “la gente protesta senza sapere di cosa parla, l'univer-sità non è stata toccata”, per poi arrivare al dl 180: agli atenei che non spendono il 90% in stipendi il blocco del turn-over è stato ridotto, inoltre c'è uno sblocco delle assunzioni in fatto di ricerca. Ovviamente sotto il profilo finanziario è un intervento ridicolo, ma è una parziale ammissione della stupidità dei della 133.
Resta il fatto che eravamo già il paese OCSE a spendere meno in istruzione universitaria, pari solo a Repubblica Ceca e Slo-vacchia, e stiamo tagliando ancora. Non rende conto del fatto che gli USA, sempre sbandierati quando si parla di privatizza-zioni, hanno una spesa pubblica in università superiore alla nostra, cui si aggiunge quella privata per andare a costituire l'investimento in università più alto del mondo. Non rende con-to degli sprechi che, per contro, si stanno per fare su Alitalia e sul ponte sullo Stretto. Non rende conto di quasi
nulla, ma, per alleviare la figuraccia incassata, il ministro che critica gli insegnanti del sud ma a suo tempo è andato a fare l'esame da avvocato a Reggio Cala-bria, si è do-vuto far con-sigliare qual-che interven-to sensato: distribuzione di una per-centuale del FFO in base a criteri me-ritocratici, concorsi su base nazionale, borse di studio, alloggi e poco altro.
Sia chiaro, nel complesso il dl 180 è fumo negli occhi. L'insie-me delle leggi vigenti costituisce un vero attentato all'universi-tà. Ma è qualcosa, qualcosa che è stato “strappato”, e non certo sventolando i libretti in Largo Gemelli e invitando tutti a starse-ne buoni a studiare...
Ancor più interessante è l'accordo del 12/11 tra ministero e sin-dacati (CISL. UIL e AFAM), che apre un tavolo di discussione e sembra lasciare spazio alla possibilità di una vera e propria marcia indietro.
Insomma, nonostante l'evidente inadeguatezza dell'opposizione in Parlamento, la piazza è riuscita ad incidere sul governo. I sondaggi davano un calo e forse qualcuno ha avuto paura.
Nonostante questi segnali positivi, non si può però non iniziare a fronteggiare un problema: l'Onda è iperattiva, ma sta calando quanto a dimensioni. Non è il '68, non si ferma tutto per cam-biare il mondo. Vogliamo solo che l'Italia non si suicidi con le sue stesse mani.
Ciascuno ha poi i suoi impegni, chi più chi meno, chi meglio chi peggio. L'università è un impegno vitale per uno studente, ed in questo periodo inizia a farsi più pressante.
Questo è un valore: l'Onda è volontariato, tempo sottratto allo svago, allo studio, ai pomeriggi di week end nei negozi. E' un vero lavoro, fatto per un paese che sinora non ha saputo prov-vedere ad una università adatta, non ha saputo provvedere a governi decenti in grado quantomeno di preservarla e non ha saputo provvedere nemmeno ad una opposizione credibile. E' un tentativo di risveglio di coscienze, è un tentativo di politica diretta, è una parte ancora attiva della popolazione. L'Onda è piazza, ma anche conferenze, forum, aule di elaborazione di progetti di riforma e quant'altro. È presa di coscienza della pro-pria cittadinanza da parte di centinaia di migliaia di giovani. Il problema è che, a queste condizioni, c’è il rischio che le forze inevitabilmente calino e con esse l’attenzione dell’opinione pubblica (nonché l’ondivago interesse dei media).
Si pone la necessità di dar fondo alla creatività - che sino ad ora non è mancata - per rinnovare il sistema di comunicazione e protesta. Si pone la necessità di elaborare nuove idee capaci di dar forza a quei progetti di riforma dal basso che stanno na-scendo nei vari atenei, di tenere alta l'attenzione sul tema scuola e, in definitiva, di imporre al legislatore di tenere conto, nei prossimi passi che dovrà affrontare, della forza della verità.
Altrimenti c'è rischio che diventi una battaglia persa.
P.F.


CORRIERE
REPUBBLICA
IL MESSAGGERO

COMUNICATO STAMPA



Oggi, 19/11/08 a partire dalle ore 10:30 si è svolto accanto all’ingresso principale dell’Università Cattolica un presidio organizzato dagli studenti della Cattolica mobilitati contro la legge 133/08. In concomitanza con l’inaugurazione dell’anno accademico 2008/09, con la presenza del ministro Tremonti, noi studenti abbiamo organizzato una contro-inaugurazione in protesta contro i tagli e la politica economica e sociale del governo. La manifestazione, aperta a tutti, ha visto la partecipazione di circa 150 studenti della nostra università e di altri atenei milanesi. Nella settimana precedente un documento di critica ai tagli all’università pubblica è stato sottoscritto da più di mille persone tra studenti, docenti e ricercatori dell’Università Cattolica.


Hanno aperto l’incontro Paolo Frediani, portavoce del movimento in Cattolica, e Gabriele Pieroni, responsabile del gruppo ULD – Studenti di Sinistra; sono intervenuti in sostegno della nostra iniziativa il premio Nobel Dario Fo e Franca Rame con una lezione su Sant’Ambrogio e il significato rivoluzionario del messaggio cristiano con spunti e provocazioni sull’attualità; un gruppo di studenti infine ha animato l’incontro con musiche e parole di Fabrizio De André. Al termine del presidio si è formato un corteo spontaneo che ha sfilato lungo via Torino fino in piazza Duomo.


Cogliamo l’occasione per ringraziare della disponibilità e della partecipazione tutti quelli che hanno aderito e ribadire il nostro impegno non solo contro i tagli all’istruzione ma a favore della discussione e della partecipazione attiva al processo di riforma dell’Università italiana.


mercoledì 3 dicembre 2008

31/10: DIARIO DI UNA SETTIMANA ...NORMALE

Scritto per: "L'Urlo" - il periodico di ULD


DIARIO DI UNA SETTIMANA ...NORMALE

22/10, Martedì: La giornata di ieri mi ha messo addosso un certo nervosismo. E' vero: sono contrario all'occupazione. Non mi sembra un sistema efficace ed opportuno. Eppure questo stupro all'istruzione italiana non riesco a buttarlo giù facilmente. Mi ero abituato a fatica all'idea di un governo disposto solo a mazzuolare ciecamente stranieri e pulirsi la fedina penale, totalmente sordo alle riforme di cui il paese ha bisogno come dell'aria, quand'ecco che si son messi a fare qualcosa: un disastro! Credo che dei fantocci in consiglio dei ministri sarebbero meno dannosi.


La voglia di attivarmi mi ha assalito, ma agli Stati Generali non ho potuto partecipare. Per tutta la mattina mi sono dovuto accontentare di qualche SMS degli ULDini presenti, ma poco prima di pranzo mi ha chiamato Andrea della Statale: “Vieni che sta partendo un corteo!” “Ma occupate?” “Non ora! Tu inizia a venire!”.

Decisamente perplesso ho raggiunto Festa del Perdono e mi sono unito alla piccola orda che, se devo essere onesto, all'avvio mi ha visto quantomeno scettico.

Andavo borbottando cose tipo “E' uno scandalo, siamo un paese scandaloso... se questo è il movimento studentesco è anche inutile cominciare”, annoiando con perseveranza rara tutti gli interlocutori.

Ho passeggiato con due ULDine disposte a sopportarmi sino a Palazzo Marino, pronto ad andarmene subito dopo il “presidio”, ma per pura curiosità ho proseguito la marcia in quello che innocentemente credevo essere il ritorno a “casa”...

Dopo una pausa davanti alla sede di Scienze Politiche ad incitare la gente il cammino è ripreso, e con tutt'altro stile: il corteo non era autorizzato ed un drappello di signori in tenuta antisommossa ha deciso di controllarne il percorso...

Impossibile! Si parano davanti ma i ragazzi continuano a camminare con lo striscione in mano. Arretrano, ed i ragazzi proseguono, senza fare una piega. Mentre nella mia mente inizia a farsi strada il dubbio che questa buffa improvvisata abbia un suo lato serio la scena si ripete uguale, ma tutto è molto più intenso: i poliziotti si scambiano comunicazioni frettolose ed al momento del faccia a faccia un branco di ragazzi si precipita con macchine fotografiche e telefonini in cima al corteo inondando la scena di flash... il significato è abbastanza chiaro: hanno paura delle manganellate, cercano di proteggere i loro amici chiarendo che qualunque cosa accada lo saprà tutta Italia. Decisamente inizio a prendere la cosa più seriamente.. a dirla tutta sono preoccupato, ma una cronica curiosità mi impedisce di allontanarmi dalla cima del corteo. La scena si ripete più volte ed inizia a spargersi una voce strana: “occupiamo Cadorna!” ...”ma siamo quattro stronzi!” ...nessuna risposta logica segue all'obiezione, anche perché improvvisamente si inizia a correre come dannati; evidentemente qualcuno là davanti inizia a trovare i faccia a faccia stressanti e si è optato per un poco decoroso ma (giuro) estremamente esaltante fiumare per le vie del centro sotto gli occhi attoniti dei passanti.

I poliziotti non riescono a fronteggiarci più sino a Piazza Duomo, e da lì in poi sembra tutta in discesa; quando già vedo Cadorna all'orizzonte inoltre realizzo una cosa non da poco: siamo aumentati! No sono sicuro di quando sia successo, forse già in via Conservatorio, comunque saremo come minimo un migliaio, la via è invasa!

Arriviamo all'ingresso della stazione e, com'è ovvio, ad attenderci non c'è il sindaco pronto a donarci le chiavi: l'ingresso è sbarrato ed è abbastanza evidente che non è uno scherzo. La tensione è reale, inizia a salire il fumo, vedo il corteo muoversi, macchine fotografiche sciamare... sento le grida, il rumore si fa sempre più intenso, quasi assordante.. vedo i manganelli muoversi in aria. Poco altro.

...era inevitabile. La protesta, anche se non violenta, certe cose a volte le implica. Solo mi si dovrà spiegare un giorno perché un ragazzo caduto a terra è stato preso a calci e manganellate... nel complesso comunque non so bene cosa pensare di questo corteo. E' stato il modo giusto di gestirlo? E' stato opportuno? Non lo so. Una cosa però la so per certo: le persone intorno a me la protesta la considerano una cosa seria, non una festa di piazza stagionale.


23/10, Mercoledì: “Io sono toscano, e quando mi incazzo tutti lo devono sapere! Domani faccio lezione in Piazza Duomo!”. Pare l'avesse annunciata così agli stati generali quel professore. La lezione in piazza piace, è interessante. Finita la lezione - dopo un breve sit-in ad un incrocio - siamo tornati in Cattolica. Per quanto mi riguarda o Milano si alza oppure la cosa non ha senso di continuare. Ci vuole più gente. Quelli hanno continuato sino al tentato “blocco della didattica” a Scienze Politiche ed è venuta una buffonata.


23/10, Giovedì: A Firenze erano 40000 in piazza... mica da ridere! Perché a Milano non si muove mai nessuno? Almeno pare che venerdì ci siano una marea di lezioni in piazza... l'idea è innovativa, e suscita interesse. Piace insomma... anche in ULD! “Dobbiamo fare qualcosa con i nostri professori” dice qualcuno...


24/10, Venerdì: Le lezioni in piazza sono state bellissime, c'è poco da dire! Difficile sospettare che i professori della “postazione uno” siano dei “baroni” preoccupati dalla meritocrazia...

L'ambiente poi, mi è piaciuto tantissimo! Io sono nato a Milano ed in un'occasione del genere di facce note ne incontro un bel po'... e poi questa volta di ULDini ne mancavano ben pochi.

Nel pomeriggio trovo affisso sul nostro muro un testo estremamente interessante: “L'ipotesi Calamandrei”... pare lo volantinassero due ragazze dell'Università.

Poche ore dopo le incontriamo: “..no perché questa mattina distribuivamo volantini alle lezioni e ci ha fermato un giornalista che sembrava molto interessato ad attività dentro la Cattolica..” ...geniale! E' come scoccata una scintilla! Avevamo mosso ieri i primi passi per contattare i professori ma queste ragazze hanno confermato le nostre ipotesi: dobbiamo muoverci come Cattolica. Siamo scuola privata, qualcuno ci ascolterebbe in quanto imparziali, la nostra voce non dev'essere timida.


27/10, Lunedì: Oggi ho visto un'assemblea della statale. Nulla di più disordinato... in realtà sono uguali a quelle di ULD, ma essendoci il quadruplo delle persone procedono in modo elefantiaco. Il “problema” li è che tutti hanno voglia di dire e di fare... qui non si tratta più solo di manifestazioni. L'idea è di mobilitazione permanente e creativa. Ci sono mille progetti: c'è il “libro bianco dell'università”, che ne dovrebbe studiare pregi e difetti, c'è un gruppo che studia un'ipotesi alternativa di riforma (cosa che ovviamente mai è venuta in mente alla Garavaglia...), ci sono quelli che studiano le prossime mosse da fare, c'è il gruppo “puliamo l'università” (letteralmente!), ci sono quelli che cercano di allacciare contatti tra le varie università nella speranza di un coordinamento, - anche se la causa è persa perché in fondo all'idea di movimento “irrappresentabile” la cosa non si addice troppo. Nessuno lì obbedisce nel senso proprio del termine. Quei ragazzi sembrano la nemesi dell'organizzazione. L'unico ordine esistente sembra nascere dalla volontà di lavorare seriamente e sacrificarsi per un obiettivo comune e chiaro a tutti; l'unica autorità è il rispetto che si guadagna chi si sacrifica di più.

Ad una settimana dagli Stati Generali ricomincio a sentirmi orgoglioso di essere italiano. Mi dimentico della sonnolenta maggioranza: in questo movimento ormai gigantesco vedo la migliore gioventù, quella che di solito è sommersa. Vedo gente che ha cuore, e nessun manipolatore televisivo potrà mai cancellare quello che è successo in questi giorni.

...ora però si tratta di lavorare perché tutto abbia un seguito. La Cattolica cercherà di fare la sua parte. I contatti per la prima lezione in piazza di un professore della nostra università sono stati presi.



29/10 Mercoledì: E' stato uno spettacolo meraviglioso: nell'aula 224 c'era gente che per vedere Travaglio era lì dall'una. Fuori c'era una folla gigantesca che urlava per entrare. La situazione era insostenibile e per fortuna i bidelli hanno trovato una soluzione: “alle tre e mezza si libera l'aula Panighi”. Grandioso! Solo mi piacerebbe capire perché sino all'ultimo ci hanno detto che sarebbe stata occupata... noi lo sapevamo da tempo che sarebbe stata libera, e l'avevamo fatto presente, così come avevamo fatto presente che la 224 non sarebbe stata adeguata. Immagino ci sia stato un qualche malinteso...

Ad ogni modo lo spettacolo è grandioso: la gente è ammassata nell'aula e fuori si sentono ancora grida di gente che vuole entrare. Loris si mette a contare i presenti, sono 650, e fuori scopriamo esserci 200 persone. La risposta del pubblico è eccezionale, e lo sono anche le reazioni quando Travaglio critica la Gelmini. A proposito: all'ingresso Elena e Laura stanno volantinando per la manifestazione di domani e la lezione di venerdì. A fine incontro colgo l'occasione per informare anche i presenti; l'applauso è unanime.


30/10 Giovedì: L'ingresso Gnomo è chiuso. In un primo momento non capisco il perché, ma quando, dopo aver fatto il giro lungo, scopro che all'ingresso principale non fanno entrare senza tesserino (esattamente come ieri da Travaglio) mi rendo conto che forse i responsabili della passeggiata supplementare non mi sono affatto ignoti.. ahah!


Aspettiamo che la gente si raduni, quando in un istante l'ingresso si riempie di facce note a chi di noi è fisionomista. Portano striscioni tipo “no allo sfascismo di pochi”, no alle “okkupazioni” e cose del genere. La firma è “Ateneo Studenti”, e cantano in coro “siamo noi, siamo noi, gli studenti di unicatt siamo noi...”. Di per se la cosa è abbastanza buffa, ma in un primo momento sembrano una valanga più di noi, sembra che la gente non abbia risposto...

...partiamo lo stesso ed ecco la sorpresa: molte delle facce sconosciute della mischia si staccano con noi dall'ingresso: per Lgo Gemelli non vedo un gruppo muoversi ma un piccolo corteo sfilare! Sia chiaro, il CLini sono il doppio di noi, ma noi ci siamo!

Tra l'altro di questi tempi i numeri mi annoiano abbastanza... e sì che mi danno ragione. La maggioranza degli italiani è con noi, e soprattutto, tra quelli che hanno figli in età scolare e tra gli studenti l'appoggio è schiacciante. E' la solita differenza tra chi le cose le sa e chi non le sa. Chi non le sa è statisticamente più facile che appoggi il governo. Sarebbe una bella sorpresa scoprire che questa volta hanno toccato il tasto sbagliato, una verità che non si può occultare... in piazza eravamo 100'000 persone. Un corteo gigantesco, nonostante il diluvio, ed era meraviglioso vedere il gruppo degli studenti della Cattolica urlare e cantare compatto dietro allo striscione “l'Università Cattolica c'è”, che ha strappato applausi da parte di alcuni studenti delle altre università quando è sbucato in Cadorna, e da Cordusio al Duomo non ha mancato di suscitare curiosità, stupore, ed interesse da parte di fotografi e giornalisti. A quanto si dice in giro giornate del genere per questo ateneo non si vedevano da tanto, tanto tempo...

Esattamente come venerdì scorso, girando in piazza e nel tornare a casa ho incontrato compagni di università, lontani però dal movimento studentesco: “Ah! Ma anche tu eri in corteo?” “Certo!” “ma c'eri anche questa mattina quando siamo partiti in Gemelli?” “Come? Non lo sapevo!

...me lo sento: la gente in Cattolica c'è veramente, ed in massa. Altro che “gli studenti di unicatt siamo noi”...

Bisognerebbe solo riuscire a riunirla...


31/10 Venerdì: Appena sveglio trovo un SMS, è Francesca: “le lezioni in Duomo si terranno ugualmente o la pioggia è un sabotaggio del governo?”. Non ci voleva...

...schizzo a consegnare il piano di studi e poi mi precipito in Galleria: si era stabilito che le lezioni in caso di pioggia si sarebbero fatte lì. Dopo tanto girare riesco a trovare Carlotta “Si si, è tutto a posto, scegliete pure voi se andare in Loggia dei Mercanti o in Galleria”. Tiro un sospiro di sollievo: le lezioni della Statale le organizza lei, ma sono ansiogeno e davanti al fatto che l'elenco lezioni non fosse ancora stato aggiornato con il nome del nostro professore nemmeno le sue precedenti rassicurazioni mi lasciavano del tutto tranquillo.

Mentre aspetto gli altri mi rendo conto che gli effetti della pioggia sono pesanti: ricevo una marea di messaggi e chiamate di gente che non viene perché congelata, gente che non sa dove trovarci, e quant'altro. Cerco di starci dietro il più possibile finché non riusciamo a riunirci in un buon numero. Il professore è in galleria, e ci incamminiamo. Le telecamere della più importante emittente privata tedesca filmano il nostro arrivo, ed io ed Elena veniamo intervistati; se si considera che la più importante emittente privata nostrana invece del movimento se ne sbatte il più possibile la cosa è abbastanza buffa.. ma questa è l'Italia!

La lezione è un successo: “Storia di quelli che non hanno fatto il sessantotto”. E' il ritratto di una generazione - quella della maggior parte dei nostri genitori – che sembra appassionare tutti. Appassiona gli studenti della Cattolica, accorsi in buon numero nonostante le intemperie, appassiona alcuni studenti della Statale che decidono di “disertare” i loro professori, appassiona soprattutto, e questa è la cosa più bella, un gran numero di passanti sulla quarantina o più, che forse in quelle parole si riconoscono, e, forse, attraverso quelle parole che gli accendono lo sguardo riescono finalmente a riconoscere anche noi, a capire la nostra voglia di decidere del nostro futuro, la nostra determinazione nel non subire semplicemente questo paese.

E' passata la seconda settimana ed il movimento continua a crescere. Non so cosa succederà. Non so se la mobilitazione aumenterà o se in futuro inizieranno diserzioni di massa. Tante cose sono ancora in programma e tanta gente ancora lavora. Non c'è che da sperare... e agire.


P.F.

sabato 1 novembre 2008

LEZIONI ALL'APERTO; 31/10, Prof. Fausto Colombo


"[...]31/10 Venerdì: Appena sveglio trovo un SMS, è Francesca: “le lezioni in Duomo si terranno ugualmente o la pioggia è un sabotaggio del governo?”. Non ci voleva... ...schizzo a consegnare il piano di studi e poi mi precipito in Galleria: si era stabilito che le lezioni in caso di pioggia si sarebbero fatte lì. Dopo tanto girare riesco a trovare Carlotta “Si si, è tutto a posto, scegliete pure voi se andare in Loggia dei Mercanti o in Galleria”. Tiro un sospiro di sollievo: le lezioni della Statale le organizza lei, ma sono ansiogeno e davanti al fatto che l'elenco lezioni non fosse ancora stato aggiornato con il nome del nostro professore nemmeno le sue precedenti rassicurazioni mi lasciavano del tutto tranquillo. Mentre aspetto gli altri mi rendo conto che gli effetti della pioggia sono pesanti: ricevo una marea di messaggi e chiamate di gente che non viene perché congelata, gente che non sa dove trovarci, e quant'altro. Cerco di starci dietro il più possibile finché le facce note non riescono a riunirsi. Il professore è in galleria, e ci incamminiamo. Le telecamere della più importante emittente privata tedesca filmano il nostro arrivo, ed io ed Elena veniamo intervistati; se si considera che la più importante emittente privata nostrana invece del movimento se ne sbatte il più possibile la cosa è abbastanza buffa.. ma questa è l'Italia! La lezione è un successo: “Storia di quelli che non hanno fatto il sessantotto”. E' un ritratto di una generazione - quella della maggior parte dei nostri genitori – che sembra appassionare tutti. Appassiona gli studenti della Cattolica, accorso in buon numero nonostante le intemperie, appassiona studenti della Statale li di passaggio, appassiona soprattutto, e questa è la cosa più bella, un gran numero di passanti sulla quarantina o più, che forse in quelle parole si riconoscono, e, forse, attraverso quelle parole che gli accendono lo sguardo riescono finalmente a riconoscere anche noi, a capire la nostra voglia di decidere del nostro futuro, la nostra determinazione nel non subire semplicemente questo paese.[...]"

P.F

MANIFESTAZIONE 30/10: La Cattolica c'è




MANIFESTAZIONE 30/10: La Cattolica c'è

"[...]30/10 Giovedì: L'ingresso Gnomo è chiuso. In un primo momento non capisco il perché, ma quando, dopo aver fatto il giro lungo, scopro che all'ingresso principale non fanno entrare senza tesserino (esattamente come ieri da Travaglio) mi rendo conto che forse i responsabili della passeggiata supplementare non mi sono affatto ignoti.. ahah!

Aspettiamo che la gente si raduni, quando in un istante l'ingresso si riempie di facce note a chi di noi è fisionomista. Portano striscioni tipo “no allo sfascismo di pochi”, no alle “okkupazioni” e cose del genere. La firma è “Ateneo Studenti”, e cantano in coro “siamo noi, siamo noi, gli studenti di unicatt siamo noi...”. Di per se la cosa è abbastanza buffa, ma in un primo momento sembrano una valanga più di noi, sembra che la gente non abbia risposto...

...partiamo lo stesso ed ecco la sorpresa: molte delle facce ignote della mischia si staccano con noi dall'ingresso: per Lgo Gemelli non vedo un gruppo muoversi ma un piccolo corteo sfilare! Sia chiaro, il CLini sono il doppio di noi, ma noi ci siamo!

Tra l'altro di questi tempi i numeri mi annoiano abbastanza... e sì che mi danno ragione. La maggioranza degli italiani è con noi, e soprattutto, tra quelli che hanno figli in età scolare e tra gli studenti l'appoggio è schiacciante. E' la solita differenza tra chi le cose le sa e chi non le sa. Chi non le sa è statisticamente più facile che voti FI. Sarebbe una bella sorpresa scoprire che questa volta hanno toccato il tasto sbagliato, una verità che non si può occultare... in piazza eravamo 100'000 persone. Un corteo gigantesco, nonostante il diluvio, ed era meraviglioso vedere il gruppo degli studenti della Cattolica urlare e cantare compatto dietro allo striscione “l'Università Cattolica c'è”, che ha strappato applausi da parte di alcuni studenti delle altre università quando è sbucato in Cadorna, e da Cordusio al Duomo non ha mancato di suscitare curiosità, stupore, ed interesse da parte di fotografi e giornalisti. A quanto si dice in giro giornate del genere per questo ateneo non si vedevano da tanto, tanto tempo...

Esattamente come venerdì scorso, tornando a casa, ho incontrato facce note dell'Università, lontane però dal movimento studentesco: “Ah! Ma anche tu eri in corteo?” “Certo!” “ma c'eri anche questa mattina quando siamo partiti in Gemelli?” “Come? Non lo sapevo!”

...me lo sento: la gente in Cattolica c'è veramente, ed in massa. Altro che “gli studenti di unicatt siamo noi”...

Bisognerebbe solo riuscire a riunirla...[...]"


P.F.

INCONTRO CON MARCO TRAVAGLIO; GIORNALISMO: ISTRUZIONI PER L'ABUSO





INCONTRO CON MARCO TRAVAGLIO; GIORNALISMO: ISTRUZIONI PER L'ABUSO

"[...]29/10 Mercoledì: E' stato uno spettacolo meraviglioso: nell'aula 224 c'era gente che per vedere Travaglio era lì dall'una. Fuori c'era una folla gigantesca che urlava per entrare. La situazione era insostenibile e per fortuna i bidelli hanno trovato una soluzione: “alle tre e mezza si libera l'aula Panighi”. Grandioso! Solo mi piacerebbe capire perché sino all'ultimo ci hanno detto che sarebbe stata occupata... noi lo sapevamo da tempo che sarebbe stata libera, e l'avevamo fatto presente, così come avevamo fatto presente che la 224 non sarebbe stata adeguata. Immagino ci sia stato un qualche malinteso...

Ad ogni modo lo spettacolo è grandioso: la gente è ammassata nell'aula e fuori si sentono ancora grida di gente che vuole entrare. Loris si mette a contare i presenti, sono 650, e fuori scopriamo esserci 200 persone. La risposta del pubblico è eccezionale[...]"



P.F.

martedì 30 settembre 2008

DADA MESSE BERLIN - JOHANNES BAADER E IL DADAISMO A BERLINO








Scritto per: "L'Urlo" - il periodico di ULD


Dada-Messe-Berlin


Sono passati oltre novant'anni da quando il seme del dadaismo ha cominciato a disperdersi per il mondo. Corrosivo, provocatore, delirante, noto ai più per il gabinetto capovolto esposto con titolo “fontana” da Marcel Duchamp, è ormai un momento consolidato della storia dell'arte, in particolare per la sua influenza sul dopoguerra che non si limita a pervadere capillarmente l'arte contemporanea ma porta i suoi echi nell'idea stessa di “postmoderno”.

Celebre è l'arte anti-arte, leggendarie sono le folli serate-cabaret del gruppo di Zurigo, giustamente incensate sono le riflessioni visive su uomo e macchina di Duchamp e Picabia. Un po' meno si parla invece del dadaismo tedesco.

Questo gruppo si distingueva per l'impegno politico, generalmente rifiutato nel resto del mondo dada: mentre Picabia scriveva “DADA, non sente nulla, non è nulla, nulla, nulla. E' come le vostre speranze: nulla. E' come i vostri idoli: nulla. E' come i vostri paradisi: nulla. E' come i vostri uomini politici: nulla. E' come i vostri eroi: nulla. E' come i vostri artisti: nulla. E' come le vostre religioni: nulla”, i suoi “colleghi” tedeschi partecipavano delle evoluzioni dello Spartachismo.

Storico è il loro primo raduno, la “Dada messe Berlin” del 1920 - in concomitanza con i primi successi politici di Hitler - messo sotto accusa dalla Reichswehr ("difesa del Reich", sostanzialmente l'esercito) per vilipendio e pornografia. “Al soffitto della sala era sospeso un soldato impagliato grigioverde, con le spalline da ufficiale, una maschera da maiale e il berretto militare” riportano gli atti del processo.

Tra gli imputati vi era Johannes Baader, personaggio ad oggi caduto sostanzialmente nel dimenticatoio (in larga parte per il carattere intrinsecamente effimero della sua arte), a cui vorrei provare a rendere un minimo di giustizia.

In anni in cui la dottrina Nietzschiana del Superuomo - nota ai più nella versione brutale “for dummies” creata da D'Annunzio - godeva di una enorme fortuna, in particolar modo nella destra estrema le cui sorti nella Germania di quegli anni sono tristemente note, Baader decise che quella sarebbe stata la vittima del suo dissacrante dadaismo.

Come opera d'arte decise di usare principalmente se stesso: iniziò a diffondere per Berlino annunci deliranti in cui si proclamava “Der Oberdada” (il super-dada), signore indiscusso dell'universo, del futuro, manovratore del mondo, onnipotente. Ancora oggi davanti ad i suoi scritti assurdi non si riesce a non ridere; ben altro effetto dovevano avere in anni in cui il superomismo tra le persone savie evocava sacri timori.

Baader l'Oberdada” era protagonista (e spesso organizzatore) di tutti gli eventi dada, dalle Dada-messe alle surreali serate in maschera ispirate al cabaret zurighese di Tzara.

Poche cose rendono l'idea del personaggio come la coraggiosa parodia del processo pubblicata nell'ottobre del '21, in cui l'Oberdada viene messo sotto accusa dalla “Corte universale” per “essersi arrogato la presidenza dell'universo”. La difesa di Baader è inattaccabile: “Ho fatto politica da sempre, io e l'universo,poiché siamo affini. Non soltanto sono presidente dell'universo dai tempo della rivoluzione. Sono presidente da sempre e ho predetto la storia del mondo dal parto del sole fino alla costituzione e al risveglio del Club dada [...]La geometria della radice è un triangolo isoscele di cui ho deciso la congruenza. Congruenza è la coincidenza dei due lati sulla stessa base orizzontale, come l'angolo acuto o ottuso nel quale i lati si congiungono e quindi si incontrano”, seguono importanti cenni biografici ricchi di aneddoti tra cui “lo stesso giorno telegrafo a Guglielmo II – Vieni subito! Cartolina postale insufficiente! Il presidente dell'universo” e “Il papa non può modificare la pace di Brest-Litokvks e il 26 settembre 1918, conformemente alla profezia della via lattea, la Bulgaria cede le armi e il maresciallo Foch dirige l'offensiva verso il fronte occidentale. Vengo nominato Oberdada e mi si promette il premio Nobel se Wilson ritira i 14 punti” per chiudere con “Signori giudici! Se voi ora non comprendete ancora che il parallelismo diretto degli avvenimenti diretto dalla radice dell'universo conduce, attraverso al congruenza della direttrice astronomica, dal triangolo della via lattea alla dissonanza dell'aggregazione della Corte universale e alla presidenza dell'universo dell'Oberdada, non c'è modo di aiutarvi e la storia universale vi calpesterà il ventre [...] ed ora io stesso mi assumo l'incarico di assolvermi e mi congedo nella mia qualità di PRESIDENTE DELL'UNIVERSO”.

Non meno assurdo degli altri gruppi Dada dunque, quello di Berlino aveva anche bersagli precisi, aveva un progetto politico, degli obiettivi. Forse non ha toccato i picchi creativi di Zurigo, certo non ha rivoluzionato la storia dell'arte quanto gli americani. Ma non operava nei lontani USA, o in Svizzera, ex “isola felice in mezzo all'Europa che brucia”; il gruppo operava nella Germania stremata e sanguinante del dopoguerra, ed era certamente capace di infiammare quell'ambiente. Forse non aveva modo di essere “il più avanzato”, ma d'altronde, viene il dubbio, la vena nichilista e distruttrice che traspare dalle parole di Picabia è un lusso per pochi. E' un lusso per chi, forse, qualcosa da distruggere ce l'ha ancora.


P.F.