Scritto per: "L'Urlo" - il periodico di ULD
“AUTUNNO CALDO” - TIRIAMO QUALCHE SOMMA
PER UN'UNIVERSITÀ DI TUTTI: LO SBARCO DEI MILLE
Non è certo il primo documento di questo genere, ma per la Cattolica è particolarmente importante: abbiamo scongiurato il pericolo di far strumentalizzare il nostro Ateneo, di farlo passa-re per un cagnolino obbediente, di supportare l'ipocrisia di chi identifica le proteste come un problema dei “pochi” direttamen-te toccati dagli interventi legislativi. Inutile ripetere che al con-trario i tagli all'università e alla ricerca sono un problema di tutti, sono un problema italiano.
Tra l'altro, non tutti sanno che i tagli al Fondo di Finanziamento Ordinario andranno a colpire anche la Cattolica (in parte finan-ziata dallo Stato), i cui bilanci non paiono comprendere "tesoretti" di sorta. L'ultimo aumento delle tasse universitarie era stato motivato proprio con la riduzione del FFO contenuta nella finanziaria 2007: facciamo toto scommesse sulle nostre rette dell'anno prossimo?
DENTRO IL MINISTRO, FUORI IL NOBEL
Ad ogni modo, di Tremonti certo non ho sentito la mancanza.
Mentre l'uomo che ha deciso di mandare allo sfascio l'universi-tà italiana parlava di videogiochi davanti ai “VIP”, fuori dalla Cattolica davanti a 150 studenti e 987 poliziotti Dario Fo, ac-compagnato da Franca Rame, ci parlava del significato della figura di Sant'Ambrogio.
Ebbene sì. Non tutti lo sanno (per esempio chi ha visto il Tg1 di quel giorno...), ma fuori dalla Cattolica c'è stata una controinau-gurazione dell'anno accademico che ha visto susseguirsi comizi di studenti sull'università, l'intervento di Dario Fo, una “lezione in piazza” su De Andrè fatta da studenti- con tanto di accompa-gnamento musicale-, calorose critiche a Tremonti al momento della sua uscita, ed anche un piccolo corteo insieme a ragazzi di altre università.
Non abbiamo ancora capito se si è trattato di un successo o me-no. Di certo eravamo in pochi, ma è venuto tutto estremamente bene e, soprattutto, c'erano i contenuti. C'era l'idea di aprirsi anziché chiudersi con i “VIP”, c'era la voglia di fare qualcosa per gli altri, c'era una riflessione viva sul significato dell'essere studenti, cittadini, ed anche cristiani. C'era il coraggio di porta-re avanti le proprie idee. Insomma... siamo riusciti ad esprimere il meglio di quest'università.
La prossima volta dovremo cercare di organizzarci prima e me-glio, soprattutto con l'informazione, ma se c'è qualcuno che deve porsi il problema dei numeri è Tremonti, con i suoi tagli. Non certo noi.
BENE L'AUTUNNO, MA L'INVERNO?
I risultati si sono visti piano piano: si è passati da “bisogna ta-gliare” a “la gente protesta senza sapere di cosa parla, l'univer-sità non è stata toccata”, per poi arrivare al dl 180: agli atenei che non spendono il 90% in stipendi il blocco del turn-over è stato ridotto, inoltre c'è uno sblocco delle assunzioni in fatto di ricerca. Ovviamente sotto il profilo finanziario è un intervento ridicolo, ma è una parziale ammissione della stupidità dei della 133.
Resta il fatto che eravamo già il paese OCSE a spendere meno in istruzione universitaria, pari solo a Repubblica Ceca e Slo-vacchia, e stiamo tagliando ancora. Non rende conto del fatto che gli USA, sempre sbandierati quando si parla di privatizza-zioni, hanno una spesa pubblica in università superiore alla nostra, cui si aggiunge quella privata per andare a costituire l'investimento in università più alto del mondo. Non rende con-to degli sprechi che, per contro, si stanno per fare su Alitalia e sul ponte sullo Stretto. Non rende conto di quasi
nulla, ma, per alleviare la figuraccia incassata, il ministro che critica gli insegnanti del sud ma a suo tempo è andato a fare l'esame da avvocato a Reggio Cala-bria, si è do-vuto far con-sigliare qual-che interven-to sensato: distribuzione di una per-centuale del FFO in base a criteri me-ritocratici, concorsi su base nazionale, borse di studio, alloggi e poco altro.
Sia chiaro, nel complesso il dl 180 è fumo negli occhi. L'insie-me delle leggi vigenti costituisce un vero attentato all'universi-tà. Ma è qualcosa, qualcosa che è stato “strappato”, e non certo sventolando i libretti in Largo Gemelli e invitando tutti a starse-ne buoni a studiare...
Ancor più interessante è l'accordo del 12/11 tra ministero e sin-dacati (CISL. UIL e AFAM), che apre un tavolo di discussione e sembra lasciare spazio alla possibilità di una vera e propria marcia indietro.
Insomma, nonostante l'evidente inadeguatezza dell'opposizione in Parlamento, la piazza è riuscita ad incidere sul governo. I sondaggi davano un calo e forse qualcuno ha avuto paura.
Nonostante questi segnali positivi, non si può però non iniziare a fronteggiare un problema: l'Onda è iperattiva, ma sta calando quanto a dimensioni. Non è il '68, non si ferma tutto per cam-biare il mondo. Vogliamo solo che l'Italia non si suicidi con le sue stesse mani.
Ciascuno ha poi i suoi impegni, chi più chi meno, chi meglio chi peggio. L'università è un impegno vitale per uno studente, ed in questo periodo inizia a farsi più pressante.
Questo è un valore: l'Onda è volontariato, tempo sottratto allo svago, allo studio, ai pomeriggi di week end nei negozi. E' un vero lavoro, fatto per un paese che sinora non ha saputo prov-vedere ad una università adatta, non ha saputo provvedere a governi decenti in grado quantomeno di preservarla e non ha saputo provvedere nemmeno ad una opposizione credibile. E' un tentativo di risveglio di coscienze, è un tentativo di politica diretta, è una parte ancora attiva della popolazione. L'Onda è piazza, ma anche conferenze, forum, aule di elaborazione di progetti di riforma e quant'altro. È presa di coscienza della pro-pria cittadinanza da parte di centinaia di migliaia di giovani. Il problema è che, a queste condizioni, c’è il rischio che le forze inevitabilmente calino e con esse l’attenzione dell’opinione pubblica (nonché l’ondivago interesse dei media).
Si pone la necessità di dar fondo alla creatività - che sino ad ora non è mancata - per rinnovare il sistema di comunicazione e protesta. Si pone la necessità di elaborare nuove idee capaci di dar forza a quei progetti di riforma dal basso che stanno na-scendo nei vari atenei, di tenere alta l'attenzione sul tema scuola e, in definitiva, di imporre al legislatore di tenere conto, nei prossimi passi che dovrà affrontare, della forza della verità.
Altrimenti c'è rischio che diventi una battaglia persa.
REPUBBLICA
IL MESSAGGERO
COMUNICATO STAMPA
Oggi, 19/11/08 a partire dalle ore 10:30 si è svolto accanto all’ingresso principale dell’Università Cattolica un presidio organizzato dagli studenti della Cattolica mobilitati contro la legge 133/08. In concomitanza con l’inaugurazione dell’anno accademico 2008/09, con la presenza del ministro Tremonti, noi studenti abbiamo organizzato una contro-inaugurazione in protesta contro i tagli e la politica economica e sociale del governo. La manifestazione, aperta a tutti, ha visto la partecipazione di circa 150 studenti della nostra università e di altri atenei milanesi. Nella settimana precedente un documento di critica ai tagli all’università pubblica è stato sottoscritto da più di mille persone tra studenti, docenti e ricercatori dell’Università Cattolica.
Hanno aperto l’incontro Paolo Frediani, portavoce del movimento in Cattolica, e Gabriele Pieroni, responsabile del gruppo ULD – Studenti di Sinistra; sono intervenuti in sostegno della nostra iniziativa il premio Nobel Dario Fo e Franca Rame con una lezione su Sant’Ambrogio e il significato rivoluzionario del messaggio cristiano con spunti e provocazioni sull’attualità; un gruppo di studenti infine ha animato l’incontro con musiche e parole di Fabrizio De André. Al termine del presidio si è formato un corteo spontaneo che ha sfilato lungo via Torino fino in piazza Duomo.
Cogliamo l’occasione per ringraziare della disponibilità e della partecipazione tutti quelli che hanno aderito e ribadire il nostro impegno non solo contro i tagli all’istruzione ma a favore della discussione e della partecipazione attiva al processo di riforma dell’Università italiana.
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