15/11/2009
Scritto per: "L'Urlo" - il periodico di ULD
Se per caso a qualcuno fossero rimasti dei dubbi, abbiamo le conferme: la sinistra ama suicidarsi.
Tralasciamo qui le discutibili primarie PD e guardiamo al resto: mentre Di Pietro continua le sue campagne a testa bassa, Micromega gli fa le pulci in casa scavando nel torbido dell'IDV locale. Nulla di che, ma ad occhio e croce se le reazioni nei confronti di questi quattro accattoni non saranno efficaci l'inciampo potrebbe essere pesante. Cosa più curiosa è che Beppe Grillo, dopo essersi sperticato alle europee a sostegno di candidati dell'ex PM ed aver mancato il “colpo gobbo” nelle primarie PD, anziché eventualmente candidarsi o associarsi al partito di Di Pietro decide di creare il suo “Movimento di Liberazione Nazionale” e presentarsi alle regionali. Per il momento nulla di che, si presenterà solo in regioni saldamente (sarà vero?) in mano alla sinistra, ma la domanda è: cosa accadrà alle prossime politiche? Gli elettori dovranno dividersi tra l'IDV (verosimilmente alleato al PD e altri) ed un movimento kamikaze con un programma sostanzialmente uguale che corre da solo?
Le vere sorprese comunque arrivano come al solito da sinistra, dove da sempre gli elettori sono allietati da eleganti bizantinismi.
Ingoiata l'esclusione dal parlamento europeo a causa della polarizzazione Rifondazione-Comunisti Italiani e Sinistra e Libertà che poteva sembrare una “necessità storica” (un partito antisistema “di lotta”, ed uno “di governo”, pronto ad alleanze solide con il centrosinistra) , si è risolto tutto in una situazione che ha dell'imbarazzante.
I socialisti, da poco ribattezzatisi Partito Socialista Italiano (dichiaratamente in onore di Nenni e del compianto luminare del banditismo politico Craxi) benché fingano ancora interesse per il progetto SL da un lato temporeggiano sul congresso e dall'altro il segretario Nencini ha già incassato un accordo con il PD per le regionali in toscana: una poltrona in cambio dell'appoggio ad una legge elettorale regionale che azzoppa i suoi compagni di SL con uno sbarramento al 4%. Come al solito di elezione in elezione i socialisti vanno a caccia dell'alleato più comodo; bisogna solo chiedersi chi è che continua a votarli.
Nei Verdi, che invece sembravano convinti, al congresso è arrivato il ribaltone: a sorpresa Loredana De Petris è stata battuta da Angelo Bonelli. Le nuove parole d'ordine sono “fuori subito da SL, chi ha incarichi in SL o li lascia o lascia i Verdi, da oggi i Verdi non sono più un partito necessariamente di sinistra”. Vi tranquillizzo su un punto: non ci sono in cantiere alleanze con Berlusconi, ma certo è che la strada intrapresa dal sole che ride poco ha a che fare con Vendola e soci: autonomia programmatica, simpatia per Grillo, interesse per una riedizione dell'Ulivo e per gli ecologisti del PD, porte non chiuse ai Radicali, e non si escludono a livello locale alleanze anche trasversali alla sinistra.
SL in pratica rimane una federazione di fuoriusciti: dai DS, da Rifondazione, dai Comunisti Italiani. Vendola e Fava sono due nomi abbastanza noti intorno a cui il movimento potrebbe coagularsi, ma le possibilità di tenuta di questo corpuscolo ibrido sono tutte da discutere.
Inutile dire che Rifondazione ed i Comunisti italiani non accennano a riunificarsi, benché le differenze tra i due partiti non siano chiare a nessuno; dev'essere una sorta di gara a chi ce l'ha più lungo; in compenso i secondi ci hanno voluto regalare anche la scissione interna, con l'ex vicesegretario Rizzo neofondatore di Comunisti – Sinistra popolare, partito che minaccia (a detta di Rizzo...) di portarsi via sessanta sezioni PdCI e qualche consigliere regionale.
La situazione non è aiutata dal PCDL di Ferrando, partito trotzkista (letteralmente) che alla sua nascita sembrava un progetto velleitario, ma alle europee si è dimostrato un progetto velleitario dallo 0,5% - che in tempi di sbarramenti è un risultato ragguardevole in termini di danni ai partiti di quell'area.
Arrivati alla fine della carrellata non possiamo che fare i calcoli, e contiamo undici partiti di sinistra, di cui cinque di area “radicale”.
Certo, ci sarebbe la notizia dell'uscita di Rutelli e rutelliani dal PD a razionalizzare un minimo il quadro politico, non fosse che (per necessità, stupidità o corruttibilità della sinistra, questo non lo giudico) la linea del neosegretario PD - con sponde improbabili in Nichi Vendola - rischia di portare il centro nell'orbita di un sistema di alleanze.
A questo punto la domanda sorge spontanea: qualcuno vuole aggiungersi?
Tralasciamo qui le discutibili primarie PD e guardiamo al resto: mentre Di Pietro continua le sue campagne a testa bassa, Micromega gli fa le pulci in casa scavando nel torbido dell'IDV locale. Nulla di che, ma ad occhio e croce se le reazioni nei confronti di questi quattro accattoni non saranno efficaci l'inciampo potrebbe essere pesante. Cosa più curiosa è che Beppe Grillo, dopo essersi sperticato alle europee a sostegno di candidati dell'ex PM ed aver mancato il “colpo gobbo” nelle primarie PD, anziché eventualmente candidarsi o associarsi al partito di Di Pietro decide di creare il suo “Movimento di Liberazione Nazionale” e presentarsi alle regionali. Per il momento nulla di che, si presenterà solo in regioni saldamente (sarà vero?) in mano alla sinistra, ma la domanda è: cosa accadrà alle prossime politiche? Gli elettori dovranno dividersi tra l'IDV (verosimilmente alleato al PD e altri) ed un movimento kamikaze con un programma sostanzialmente uguale che corre da solo?
Le vere sorprese comunque arrivano come al solito da sinistra, dove da sempre gli elettori sono allietati da eleganti bizantinismi.
Ingoiata l'esclusione dal parlamento europeo a causa della polarizzazione Rifondazione-Comunisti Italiani e Sinistra e Libertà che poteva sembrare una “necessità storica” (un partito antisistema “di lotta”, ed uno “di governo”, pronto ad alleanze solide con il centrosinistra) , si è risolto tutto in una situazione che ha dell'imbarazzante.
I socialisti, da poco ribattezzatisi Partito Socialista Italiano (dichiaratamente in onore di Nenni e del compianto luminare del banditismo politico Craxi) benché fingano ancora interesse per il progetto SL da un lato temporeggiano sul congresso e dall'altro il segretario Nencini ha già incassato un accordo con il PD per le regionali in toscana: una poltrona in cambio dell'appoggio ad una legge elettorale regionale che azzoppa i suoi compagni di SL con uno sbarramento al 4%. Come al solito di elezione in elezione i socialisti vanno a caccia dell'alleato più comodo; bisogna solo chiedersi chi è che continua a votarli.
Nei Verdi, che invece sembravano convinti, al congresso è arrivato il ribaltone: a sorpresa Loredana De Petris è stata battuta da Angelo Bonelli. Le nuove parole d'ordine sono “fuori subito da SL, chi ha incarichi in SL o li lascia o lascia i Verdi, da oggi i Verdi non sono più un partito necessariamente di sinistra”. Vi tranquillizzo su un punto: non ci sono in cantiere alleanze con Berlusconi, ma certo è che la strada intrapresa dal sole che ride poco ha a che fare con Vendola e soci: autonomia programmatica, simpatia per Grillo, interesse per una riedizione dell'Ulivo e per gli ecologisti del PD, porte non chiuse ai Radicali, e non si escludono a livello locale alleanze anche trasversali alla sinistra.
SL in pratica rimane una federazione di fuoriusciti: dai DS, da Rifondazione, dai Comunisti Italiani. Vendola e Fava sono due nomi abbastanza noti intorno a cui il movimento potrebbe coagularsi, ma le possibilità di tenuta di questo corpuscolo ibrido sono tutte da discutere.
Inutile dire che Rifondazione ed i Comunisti italiani non accennano a riunificarsi, benché le differenze tra i due partiti non siano chiare a nessuno; dev'essere una sorta di gara a chi ce l'ha più lungo; in compenso i secondi ci hanno voluto regalare anche la scissione interna, con l'ex vicesegretario Rizzo neofondatore di Comunisti – Sinistra popolare, partito che minaccia (a detta di Rizzo...) di portarsi via sessanta sezioni PdCI e qualche consigliere regionale.
La situazione non è aiutata dal PCDL di Ferrando, partito trotzkista (letteralmente) che alla sua nascita sembrava un progetto velleitario, ma alle europee si è dimostrato un progetto velleitario dallo 0,5% - che in tempi di sbarramenti è un risultato ragguardevole in termini di danni ai partiti di quell'area.
Arrivati alla fine della carrellata non possiamo che fare i calcoli, e contiamo undici partiti di sinistra, di cui cinque di area “radicale”.
Certo, ci sarebbe la notizia dell'uscita di Rutelli e rutelliani dal PD a razionalizzare un minimo il quadro politico, non fosse che (per necessità, stupidità o corruttibilità della sinistra, questo non lo giudico) la linea del neosegretario PD - con sponde improbabili in Nichi Vendola - rischia di portare il centro nell'orbita di un sistema di alleanze.
A questo punto la domanda sorge spontanea: qualcuno vuole aggiungersi?
P.F.
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