Scritto per: "L'Urlo" - il periodico di ULD
PD: FUTURO INCERTO, TRA INDOLENZA E TENTAZIONI CENTRISTE
Nel giudicare Franceschini non ho alcun pregiudizio, ed apprezzo l'azzeramento della segreteria come la promessa di decisioni autonome. Sarà ora possibile aspettarsi qualche presa di posizione forte? Sarà possibile un qualche atto di opposizione all'altezza della gravità della situazione (netto, che verta sui temi cruciali, coinvolga la società civile rintronata ed aggirata dai mass media nella diffusione della verità, e condotto mostrandosi credibili nella propria supposta diversità)?
Alla favola del PD come partito sostanzialmente uguale al PDL non ci ho mai creduto, ci sono politici onesti (a partire da Veltroni), ci sono uomini di spessore con idee importanti, ci sono molte biografie rispettabili. Il problema è che se queste risorse positive non emergono ma mediano con tutto ciò che è marcio non servono a nulla.
E se non mi sono dispiaciuti per lo più i primi passi di Franceschini, comunque sperare è bene, ma ci vuole realismo. Innanzitutto non bisogna dimenticare che difficilmente un personaggio messo dov'è dagli oligarchi potrà avere realmente il pugno duro con questi.
Bisogna poi assolutamente fare attenzione, ed è questa la cosa più importante, alla questione delle alleanze. Perché sia Veltroni che Franceschini hanno voluto ricordare che “non siamo giustizialisti”? Cosa significhi quella frase lo sappiamo tutti; con tutti i difetti (e le incompetenze) che può avere DiPietro, perché si sente una necessità trasversale di prendere nettamente le distanze dal suo partito? E' più grave qualche volta rischiare di suonare diffamanti, ineducati, qualunquisti, oppure rischiare di candidare il mafioso di turno e coprire parlamentari sotto inchiesta senza giustificato motivo, come capita al PD?
Ma ad inquietare almeno quanto la distanza da DiPietro, è la vicinanza all'UDC, ovvero ad un leader dalla bella faccia (e dal suocero potente), messo alla guida di quello che resta di un ramo spiccatamente affarista della destra DC.
Questa vicinanza non fa ben sperare, ed è un nodo cruciale per il futuro del partito: nell'impossibilità di essere maggioritario, o il PD accetta l'approccio della legalità, di rimanere a sinistra - anche a “costo” di perdere per strada qualche pezzo - e di proporre un'Italia radicalmente diversa (non solo più sfumata rispetto a quella attuale), oppure si mette al centro. Non sono accettabili “ma anche” in questo senso; se optassero per l'UDC non si potrebbe far finta di nulla. Ci vorrebbe un nuovo soggetto di centrosinistra, una alternativa vera, radicale, capace di rimpiazzare vecchie carcasse che decidessero, letteralmente, di vendere il paese. Voglio sperare che, dopo mesi di danni oggettivamente misurabili, la parte sana del PD non voglia per indolenza costringere l'Italia ad arrischiarsi in imprese del genere...
P.F.